sabato 9 luglio 2005

Everybody's got a hungry heart


notte blu

Accosto. Tutt'attorno un silenzio assoluto. Soltanto le cicale, coltelli che si sfidano nei tramonti d'estate. L'asfalto è giallo, il cielo anche; soltanto una linea divisoria di alberi, tutti intenti a conservare l'oro che il sole lascia nelle foglie, separa il sopra e il sotto. Appoggio i gomiti sul volante morbido. La fronte pesa, sui palmi delle mani, piena com'è di pensieri di te che si accumulano in una memoria costantemente updated. So di dover fermarmi, in questo viaggio eterno verso l'intensità; fermarmi qualche volta, addentare un panino, disperdere il calore, dare un calcio alla ruota, appoggiarmi al cofano e sognare che stai lì, la porta del passeggero aperta, un piede fuori e l'altro sul pavimento della machina, avvolto nella nuvola di buon tabacco virginiano.

Viene su per il costone un nuvolone bianchiccio che rende solidi triangoli di luce del sole che stanno paralleli dietro gli alberi. Qualcuno brucia rami di pino, zaffate di un odore acuto. Riparto. Macchine nervose mi lampeggiano. Vorrei correre anch'io, verso te, e nascondermi in un angolo della tua ombra, che ingigantisce lentamente sull'autostrada diventando notte, la notte amica, sorella, infinita.

Comunicare non sempre serve ad avere le informazioni necessarie per continuare. E io non voglio comunicare, no, dico allo specchio in bagno, appena arrivata, spogliandomi dalla polvere accumulata in piccoli gonfiori e tracce raggrinzite di lino e di cotone. Voglio che continui il silenzio che custodisce quelle esatte parole che dovremmo dirci in un tempo ancora non concepito. Voglio che i binari non si tocchino, ma che a tutta velocità s'incrocino, vicinissimi, lasciandoci quello scoppio nel cuore in cui siamo uno con l'altro. Voglio un breve momento in cui spegnere quasi tutta la sete.

E poi ritornerò vegetale, senza pensieri, senza null'altro che la ripetizione. Un autismo di te.

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