Fuori dai sogni
Oggi non valgo nulla. Stanotte mi sono svegliata dopo aver girato nel letto per due ore, insonne. Rimuginavo vecchie rabbie, tessevo vendette e fatti definitivi e rotondi come punti a capo, scrivevo concetti e frasi perfette nel quaderno del non esprimibile. Nulla di peggio di questi tempi morti in cui non so alzarmi a fare un bel caffè caldo, perché il corpo rimane ancorato mentre la mente vola a 16 valvole nella notte dei miei pensieri, fermandosi in territori non toccati dalla poesia o dall’emozione della bellezza. Discariche intere di sentimenti repressi si riversano in pensieri menomati che conquistano l’attenzione, che spargono la loro melma fino al cuore e lo avvelenano senza costrutto e senza azione, senza vere conseguenze, senza altra realtà che continui la vita. Sfinita dall’attacco, ritorta dentro, mi sono addormentata e poi risvegliata verso le 4,30 dalla sensazione che ci fosse accesa una luce nel corridoio. Poi ho capito che avevo questa luce dentro agli occhi, arcoiris e caleidoscopi di colori, davanti allo sguardo come una cataratta: la luce del sogno. Ero lucida, parlavo e sapevo insieme che non ero ancora totalmente tornata, vedevo la luce del sogno che non si spegneva galleggiare in una sospensione di formalina dell’inconscio; la mente era sveglia e invece il corpo là, ancora non atterrato, gli occhi altrove sicuramente. E non potevo tornare lì, là dentro, nel sogno che volevo riportare, scrivere per ricordarlo, che adesso non ricordo più.Per tutto il giorno ho vagato con negli occhi l'assenza di questa luce. Non saprei definire se era un'assenza fisica o l'irritazione dei primi giorni di allergia; realisticamente propendo per quest'ultima. Ma vorrei tanto, alle volte, poter attraversare i due mondi con facilità, conoscendo le chiavi...
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