mercoledì 30 marzo 2005

Risponde l'operatore 56754

Sono reduce di telefonata a numero verde. Una banale raccolta punti. Voci suadenti, chitarre folk. Digiti uno per, (oppure) Digiti due per, poi segnale di occupato, o di libero, o "La stiamo inoltrando al primo operatore disponibile", e poi, dopo un microsecondo in cui ho liberato il respiro compreso: "Siamo spiacenti, provi a richiamare più tardi", oppure silenzio astrale, di quelli da 2001 di Kubrick.

Adoro i numeri verdi. Certo, non sono tutti così. Ma alcuni sono un'ottima palestra per la mia rabbia. Se per caso la pressione è a terra, si alza istantaneamente. Se l'acqua per la pasta non ce la fa a bollire, bolle per induzione prodotta dal mio sguardo laser mentre biascico in tre lingue delle parole non raccomandabili. Poi mi si scuoce, perchè penso ai ragazzi stipati nelle stanze dei call-center, ma anche ai due impiegati presi lì per lì e schiaffati a rispondere al pubblico inferocito, e mi dispiace. Chiedo sempre: Quanti siete? Quante ore?

In molti mi hanno anche ringraziato, abituati come sono ad essere aggrediti da chi vuole un servizio pubblico senza capire che spesso quello che cerca è affidato alla volontà ed il benessere del singolo: chi gli risponde e i successivi tecnici, se ci sono. E dunque a tutti loro è dovuto un rispetto. Rispondo a tutti, anche ai sondaggi più astrusi, alle offerte mille volte proposte, accettando o rifiutando senza acredine, con garbo quasi, immaginando che dall'altra parte ci sia uno/a come me, esattamente come me, che a ore impossibili, in cui vorrebbe fare cose più piacevoli, deve parlare con tanti, tanti sconosciuti, e che spesso non può fare altro che riempire delle maschere, o "inoltrare la segnalazione".

E' una specie di carcere psicologico. Non posso essere, anch'io, tra gli aguzzini...

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