sabato 26 marzo 2005

Magia dei cortili immaginati




Il mercato coperto, ex di Piazza Vittorio, mi inghiotte. Sono circa le 9.30, ho parcheggiato dove non dovevo e lasciato le frecce, e mi sono fiondata con le chiavi in mano alla ricerca del venditore di uova che una volta lì c'era, prima dei banchi del pesce e dei macellai arabi. I banchi che vendevano una sola cosa, e solo quella, era la prima stranezza che colpiva il non-romano nello scoprire quel disumano disordine colorato, e negli anni sempre più pieno di odori di spezie che fu il vecchio mercato della Piazza. Il banco dei limoni. Quello delle patate. E quello delle uova, che ne aveva rosse e bianche e di tutte le misure, anche piccolissime, che adesso non si trovano giacché tutti siamo ricchi e compriamo le extra-grandi... A velocità massima ho fatto il giro dei cerchi concentrici, pensando ai gironi danteschi, lasciandomi dietro piramidi di peperoni, banchi di cibo rumeno e di spezie - nei quali devo resistere a non prendere pizzichi di polveri e strofinarmeli sotto il naso - e finalmente sono passata nel regno del pesce di paranza e del vociare, del pavimento scivoloso, i venditori tutti vestiti di bianco come chirurghi e sospettosi come fossero venti, trenta Achab redivivi. Laddove in piazza si passeggiava, qui si corre, si è compresi nei colori e nelle diversità che popolano i dintorni; e quando dopo due o tre giri di labirinto finalmente trovo il venditore di uova bianche. Esco, fuori c'è il camion che prende i resti dai macellai (non è spettacolo per tutti), furgoni frigoriferi da dove si scaricano maiali interi, cinesi a guardia dei posti auto mentre telefonano da cellulari supertecnologici, un viavai brooklyniano per le strade vicine, i telephone center che rigurgitano di persone, motorini e crocchi di gente che chiacchera circondata dalle buste bianche della propria spesa. Camminando sulla strada, schivando motorini e macchine in doppia fila, sto per aprire la portiera quando mi colpisce il cortile di un palazzo umbertino lì di fronte: una fontana con le grottesche di finta pietra... e non resisto. Entro, chiedo permesso al portiere, e scopro che non c'è un largo, profondo cortile, ma che la fontana è messa strategicamente in modo che lo sembri dal di fuori, e invece dentro è solo un cortiletto che ospita vasi ordinati e biciclette, con in fondo la tridacna nascosta tra i capelvenere.

- Bello, qui. Ma lo sa che da fuori sembra un cortile enorme?
- Si, me l'hanno detto in tanti.
- Mi ricorda quella che c'è dentro a Palazzo Fontanella Borghese...

Vado. Dietro a me è parcheggiata, incollata, una lunga, possente Mercedes; il proprietario la vigila dal negozietto di abiti per bambini, scarno come lo sono tutti i negozietti cinesi. Ci guardiamo. Sono passati tanti anni, lo so, ma sono anch'io una straniera. Anch'io appartengo a questo pullulare intorno ai mercati e vicino alle stazioni; sono sempre, dentro, sul punto di partire. Le mie radici sostengono i mei rami...

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