I giorni dell'inverno passano
C'è che mi distraggo, Roma è grigia e il cielo è come un ammasso rovesciato di fiori di cotone, passano i soliti gruppi di storni seguiti dalle solite cornacchie rompiscatole il cui nido sta nel boschetto di pini al solito chilometro dell'A24, una si ferma sul suo solito lampione, io canto come al solito mentre guido nella solita mattina. Camion della spazzatura, fumo dalle baracche a bordo autostrada, le case lucide di nebbia che fugge, entrare nel Raccordo come una pietra scagliata - è giovedì, il giorno in cui c'è meno traffico -, il rumore di una macchina che trasforma i pezzi di legno in segatura, uomini arancioni hanno potato lì vicino una pineta. L'umidità sul viso come un bacio timido. Dormo poco e sto troppo tempo in macchina ad ascoltare musica e poi leggo fino a tardi e il giorno dopo sono uno straccio but i like it, un po' di sano compatimento ritira su il morale: "sì, nemmeno io sto tanto bene, sai, ieri sera mi sentivo un dolorino qui.." Sorrido a margine dello sguardo, un po' la pressione sale, it's only rock'n'roll.E se comincio a guardare le galassie vicine mi perdo, ma trovo anche cose che mi fanno pensare. Per esempio, questo festival francese, al quale partecipano soltanto, mi viene da dire, "creatori digitali" che presentano i loro progetti creativi nati e cresciuti a partire dal loro blog o spazio personale. C'è pure un podcast sul vino, Giovy!. Forse ce ne saranno altri mille nel mondo, ma al momento il mio sguardo è arrivato soltanto qui. E quando vedo tanto talento sparso per la rete (anche Mr. Miic ha trovato qualcosa di buono) mi chiedo se si potrebbe fare qualcosa.
Intanto scrivo.
"Uscirono e aspettarono alla fermata il galleriore mattutino. E' una specie di autobus giallo ma con le trivelle, per viaggiare sotto gli orti e dare aria alle radici. Mamma Biscotto aveva dormito poco e si addormentò sul sedile. Mamma Talpa invece guardava i mille colori della terra bagnata."
<< Home