lunedì 27 dicembre 2004

Hit the road, Jack

Quando piove a Roma ho la sensazione di mettermi gli occhiali di Ray Charles, ben aderenti davanti e ai lati, poi uscire per non vedere nulla, inzupparmi tutta malgrado l’ombrello, ed a partire dai piedi, stivali o non stivali; raggiungere la macchina giurando la sfortuna che crediamo di avere e che fa smettere di piovere appena mettiamo la prima e partiamo. Ma no, oggi no, è stata una gimkana sotto gli schiaffi crudi di lampi ben svegli, acceccata da oceani di gocce contro i quali nulla possono fare i miei tergicristalli, circondata dalla condensa e con i vetri aperti, con le aleatorie luci della tangenziale un po’ accese ed un po’ spente, le misteriose pozzanghere che vede soltanto quello davanti a te - una cosa fumosa alla quale si accende uno stop solo. L’autostrada fatta di pezzi di asfalto assorbente ed altri no scorre sotto le ruote come se fossero dei minisurf. Vado così, sotto la mole di acqua, con le dita incrociate sulle labbra a chiedere la protezione della fortuna, e canto come sempre ma come sotto un tornado, pronta a urlare di terrore: scivolo, scivolo mentre l’orchestra ed il piano di Paolo Conte girano torrenziali anch’essi, come se anche nello studio di registrazione, allora, avesse piovuto a questo modo, e lui ridesse, ridesse con i denti affilati mentre tremano le lamiere e sbattono i rami rotti sul tetto. Ecco, comunque arrivo, non c’è davvero nessuno per le strade, posso permettermi di affrontare la più grossa pozzanghera nella curva di arrivo al lavoro, attaccarla come farebbe una nave pirata, alzare un muro d’acqua, accelerare e ridurre in due metri, arrivare ed spegnere il motore, lasciare che l’abitacolo si appanni e che la musica martelli; no, non voglio uscire ma vado.

E penso che non ho mai sentito vacanze di Natale così. Forse è anche una proiezione, ma intorno a me ho sentito un voler rifugiarci, isolarci nelle nostre stanze, per un certo tempo X staccare da tutto, un po’ come se si fosse intorno a Ferragosto e sotto sotto volessimo sfuggire, cancellare, ricoprire ogni nostra ansia e paura e ci riuscissimo per un po’. Silenzio nelle strade, siamo tutti a casa. Eppure credo che bisogni ridiscendere per le strade, prima che le buche le rendano impraticabili al buon senso e alla gioia di vivere.

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