lunedì 29 ottobre 2007

Comunicazione di servizio_23

Fermo immagine di questo blog per qualche giorno. Se entro in casa alle ore 20 essendone uscita verso le 7, ogni mia possibilità creativa rimane ridotta in cenere, e anche la cenere si diluisce sotto la doccia, e la doccia evapora insieme all'acqua bollente del lavaggio piatti, e ogni bollitura si spegne nel sonno.

Alcuni rimassugli e fantasmi, comunque, riescono a guadagnarsi un posto qui.

venerdì 26 ottobre 2007

Le lumache dormono in attesa che passi la pioggia

Questi giorni di pioggia e semioscurità, in cui l'estate definitivamente filtra nell'autunno e cambia l'ora legale regalandomi un'ora in meno di luce, io di solito non riesco a scrivere. La città mi sembra avvolta nella plastica trasparente, scivolosa e uniformemente grigia. Mi richiudo un po' su di me per quelche giorno, finché mi passa.

Il mondo, ovviamente, e la rete con lui, non smette di avere attrattive. Dal Festival della Scienza di Genova a quello della Creatività a Firenze, da dove quest'anno però è sparita ogni creatività in rete che non sia SecondLife o un romanzo collettivo (che io ho sempre trovato una cosa indigeribile a meno che non si tratti di dadaismo puro). Forse è necessario fare una cosa separata sulla creatività in rete? Con gli artisti iscritti a Exhibart o Deviantart? Con i tanti bravi fotografi nascosti in Flickr?. Mah.

Per rifarmi da questa sensazione di mischia caotica, andrò invece a comprarmi (non credo lo troverò per il momento nelle mie miniere, le biblioteche comunali) il libro di BabsiJones, di tutti gli scrittori presenti in rete quella per me con la scrittura più asciutta e sicuramente più lavorata, rilavorata e rilavorata fini a renderla esatta a quel che si vuole dire, emozioni incluse. Ne parlerò quando lo leggo.

E per i curiosi (e che conoscano qualche lingua, of course), siamo più vicini alla proclamazione dei Bobs, in cammino per i PremiWWW del Sole, e a un mese scarso del concerto degli Amari...

lunedì 22 ottobre 2007

Un'idea del sud

L'aereo oscilla nel maestrale. Sotto, uno schermo bianco di nuvole fuse, isolanti dal cielo. Nemmno un olivo mi saluta: solo il mare.

A Bari il mare sta costretto alla fine di strade che ci si vogliono buttare dentro e invece son fermate da parcheggi e strutture del porto. Gli alberi del lungomare sono martoriati, ritorti come bonsai giganti: burbero ma galante, il mare sostiene le navi da crociera come il ghiaccio le pattinatrici, le espone al sole come trofei, stanco di contenere storia ormai ignorata. Si lascia pettinare e profumare da pesci poi finiti in bacinelle rosa, esposti e scelti in omaggio alla sua potenza nei ristoranti; e so che sfuma, si scioglie ed ama in mezzo ai cavatelli, vicino ai calamaretti, tra parenti poveri di alto lignaggio quali cime di rapa e olive fritte che diventano tenere come le ciliegie a giugno. Un cameriere identico ad un kouròs segue ogni segno, o movimento umano, dalla cucina alla sala. Il suo sorriso antico. Nel suo enumerare le potenze del mare c'è qualcosa di magico, come un voler placare ed omaggiare. Fuori striscia la pioggia e cozzano gli alberi maestri.

Mentre vado qua e là vedo palazzoni nuovi, senza un brin de beauté. Aspettano marziani, mi dico, non gli abitanti chiassosi e bambini-muniti, non i claxonatori istantanei allo scattare del semaforo, non coloro che mangiano gli sporcamusi alla fine del pasto. Questi qua sono troppo inquieti, mi dico. Hanno un'idea del sud.

mercoledì 17 ottobre 2007

Ricordati dei dati persi

Piluccando distrattamente su Wikio oggi pomeriggio ho trovato questo post di Fullo portatore di una idea che non solo condivido, ma contribuisco a diffondere. Anche se molti blog che leggo sono così tecnici che mi viene voglia di corrispondere con un articolo intero sulla spiritualità all'epoca del Mantegna o sulla nascita e sviluppo delle banche nell'Italia del Cinquecento o sulle influenze del segno del Leone in Kubrick, anche sapendo che non è paragonabile (era così, giusto per darmi lustro da prima della classe, pur se c'è la Wikipedia che è sufficiente al via di qualunque fame o curiosità intellettuale), in questo caso si tratta di un tema che tocca tutti gli utenti di computer, a qualunque titolo, tutti noi.

Quante volte ho sentito amici disperati che hanno perso foto, testi, dati storati in partizioni separate e poi purtroppo non più recuperati, malgrado tutti i PC-Doctor, PC-Infermieri e i PC-Recovery esistenti? Quante volte ho buttato nell'impazienza (o inconscienza) roba che non avevo salvato altrove? E' brutto sentirsi dire: "lo devo spianare", quando si tratta del tuo computer, e non hai nessuna possibilità di recupero.

Lui, l'ideatore del BackupDay, ha anche creato i banner. Ricordate: Salvate, salvate e conservate: non solo domani, ma spesso. La memoria è valore.

domenica 14 ottobre 2007

Tutte le direzioni



Mare a Fregene, stabilimento Toni

No, via Portuense, oggi non mi hai intrappolato. Anche se ho fatto due Peppe's tour* intorno al ParcoLeonardo-monstre, sono riuscita ad arrivare al mare. Sparata dalla Roma-Fiumicino, con il sole che mi bacia la gola come un vampiro mentre guido accecata - perché in ottobre la luce è giallaoro e bassa, buona per il travertino, pessima alla guida - infilo tutta quella serie di strade dai nomi di pesci, sotto i grandi aerei che decollano e atterrano sopra le teste degli innamorati collocati un po' qua un po' là delle piste, ed eccomi subito nella grande pianura di Maccarese, con la terra argillosa che si asciuga o permane nel sonno, gli irrigatori fermi sulle erbacce secche come i robot giardinieri di Laputa, e quelle case dalle mura rosso pompeiano che ardono ai bordi delle strade e conservano odori e segreti che non saprò mai.

Non c'è traffico. Tutte le stradine sterrate laterali m'invitano, ma il mio tempo incastonato nel pomeriggio non può debordare e sparire: è in gran parte dedicato a memorizzare il rumore delle onde, il freddo delicato a bordo spiaggia, e le sagome scure delle case di Fregene che dormono all'ombra della pineta. Il mare d'autunno è un gatto indolente e furioso, che ogni tanto zittisce per farmi apprezzare la solitudine, quell'altra io scontrosa, estranea e sorella. Sono questi i momenti in cui non voglio nessuno, niente: soltanto, forse, con dietro un pezzo di Ry Cooder, come in Paris, Texas; entrare in uno dei ristoranti aperti, con le loro luci al neon e i nomi che ricordano l'estate, chiedere un'impepata di cozze, e mangiarla insieme ad un tempo che, come tanti altri, non potrò più ripetere. L'odore dell'acqua mi sta dietro fino all'incrocio che porta agli smistatoi stradali dell'aeroporto. I pini ridanno alla notte l'ombra delle chiome, minacciati da una stretta falce di luna. E la strada dritta come uno sparo mi va riempiendo gli occhi di luci e di velocità, di rumore e sapore di un penultimo gelato, mi resta dietro come uno strascico salato che mi porto fino a casa..

*prima o poi lo spiegherà meglio Garbaland... il giro di Peppe è quando fai due volte lo stesso errore nel prendere una biforcazione e devi tornare indietro, oppure quando per arrivare a una strada che ti sta praticamente davanti devi fare tre o quattro isolati.

sabato 13 ottobre 2007

Lettera di una bambina delle elementari

Sindaco,
uno di questi mesi, tra forse non molto, lascerai Roma a qualcuno, e poi chissà.
Prima di andare via, per favore:

- fai pulire il Colosseo. La prima volta (era l'ottantatré) che l'ho visto, dopo aver studiato sui quattro tomi dell'Argan un'estate intera, ho pensato "Eh? E' questo?". Poi certo, come tanti, rimango emozionata quando lo sfiora il tramonto, o quando fa da sfondo alla NotteBianca. Ma qualcosa bisogna fare. Lo smog corrode.
- fai dipingere tutte le strisce pedonali con qualcosa che non sia una tempera per esterni da discount. Così le mamme potranno attraversare con i passeggini, all'imbrunire, quando noi automuniti non vediamo nulla; e le signore con i carrelli della spesa non verranno travolte dai motoristi all'alba.

Per tutto il resto, fatto e da fare, c'è già la rete e i media tutti. Buona fortuna.

venerdì 12 ottobre 2007

Tu non sei [solo] il tuo blog

Quando uno come Stevie Ray Vaughan mi suona la chitarra vicino, anche moltiplicato da tre televisioni, mi viene irresistibile la voglia di stare sotto il palco, quel sentirsi lì beati che tutti abbiamo provato almeno una volta, e sudare come Neal Cassady ebbro di bebop; ma mentre lui sgrana un libro chilometrico di fraseggi blues poi ripresi e ricreati dalle generazioni successive, io, Giovanni, Francesco e Robie mangiamo pizza, insalata buonissima, patatine buonissime e organizziamo la gestione di cartellini e spillette verdi, guardandoci spesso alle spalle, chiedendoci quando, come, da dove sbucheranno color che si sono iscritti nel wiki della BlogBeer. Sotto le volte postatomiche, angolati nella luce liquida, color birra rossa, del TamOShanter, piano piano le figure si materializzano e si avvicinano: prima i fidanzati più web 2.0 che conosco, poi Mr. Alessio Jacona, Alex 2000, Brassy e Stefigno, Chicco di Sale e Mae, Giulia, la brillante Svaroschi, Zoro e Michele, Achille e Borgognoni, Smeerch e Portmeirion, Luca e Mr. Geekissimo (un baritono puro), Luciano, EddyPedro, Pizzicone e Agaponeo and so on and so on.

I blogger tecnici sono ritualistici, a loro modo. Subito l'aggregatore manuale. Poi le pizze, le birre. Risate e un continuo scattare di foto: condividere è la cosa che ci piace di più. E intanto c'è Eric Clapton (x tre), al posto di Stevie.
- Aò, scusa, spengimi sta tivvù, nun se po' sonà co' sta caciara....! - me lo sono immaginato, ok: ma vale, una delle ragazze del pub viene a dirci che spegne le televisioni, e sono sicura che nemmeno a lei abbiamo sentito.

Si esce a fumare. Si parla del futuro o di dove abbiamo parcheggiato, dei lettori di feed, di "ah, sì, ti ho letto da..." o "ah, sei tu ....?" e delle ultime diavolerie sui propri Mac. L'orologio va e va e anch'io devo andare oppure il mio squalo diventerà una zucca gigante che non sarà ammessa nel garage...

Le foto qui e qui. Un video qui. Blogcronache qui. Siete pronti per la prossima?

Tag:

mercoledì 10 ottobre 2007

Piovono birre

A me una cosa che fa rabbia, quando il cielo romano diventa bianchiccio e piove, è che sopra c'è il sole. I piloti che scendono su Ciampino, mi gioco qualcosa, sorridono ancora, guardando le file di noi arrabbiati sull'autostrada: loro si sono goduti la luce che vira al rosa e all'arancione, e noi nisba. Arrivo a casa congelata, perché sono raffreddata, ho letto fino alle 3 del mattino, e poi non sono stata incapace di intendere e di volere tutto il giorno. Mi butto subito sul bollitore, preparo un thé allo zenzero ben carico e una aspirina, e mi concentro bene bene per la BlogBeer che come vedete dal wiki, è semplicemente regale.

A presto la (direi le) blogcronaca..

sabato 6 ottobre 2007

Del non frequentare le strade principali



Villa Aldobrandini, una "panchina"

C'era una volta il Caffé Renault, con annesa radio in diretta, alla fine di Via Nazionale, qualche metro prima di quella chicane con cui si getta ai piedi dei gallonati vigili di di Piazza Venezia; e c'era una volta il Traforo scuro, in cui si passava verso il centro-centro con in bocca una mascherina virtuali o la mano, mentre gli autobus urbani ci assordavano. Adesso non più. Niente Caffé Renault tutto acciaio e neon; e il Traforo, nuovo lucido, sembra che anziché sbucare nelle stradine strette ai piedi di Via Veneto vada a finire, chessoio, a Courmayeur, in mezzo alla neve.

Il Palaesposizioni l'avevo lasciato lì, una mostra sul FarWest più qualche altra cosa che non ricordo. Sempre questi misti-con-frutta inevitabili perché è enorme, spropositato. Sotto le colonne di marmo color caramella mou ci possono passare i TIR, e invece ci stanno divanetti squadrati, girano ragazzi con il walkie talkie nerovestiti e supertesi, piccoli cappannelli di signore e gruppetti di liceali vagano per le sale di Rothko, dove io mi fermo come fossi davanti a uno dei miei santoni, colui che volle dipingere l'essenza e l'emozione pura: il quadro più grande, il più solare, un pezzo di vita che ti viene addosso come la prima luce che hai visto nella vita, mi fa venire l'idea di tornare con in tasca un blocchetto e le matite colorate CaranD'Ache o le cere o qualsiasi altra cosa che serva per copiare: perché l'essenza in parte venga ai miei occhi e dia anche a me forza creatrice. Di sopra e di sotto le sale sono per Kubrick, i divanetti bianchi ora circondano quel che fu una fontana razionalista, ovunque tante foto, le macchina da presa, gli obiettivi, le musiche, spezzoni, lettere e non dico più. E dietro le sale di Rothko c'è da vedere quella meraviglia della prospettiva e del disegno (io l'ho ricopiato) che è il Cristo morto del Mantegna spezzato da Ceroli, o i suoi boschi, le orchestre, la nascita di Venere.

La fila arrivava molto più lontano, quando sono uscita. I sampietrini ancora lucidi di pioggia caduta. Quando non voglio tornare a casa mi prende l'irrequietezza di girare per le stradine scure, in quel tempo dell'autunno in cui i lampioni non sono ancora regolati con il tramonto, e mentre giro un angolo quasi mi aspetto di veder arrivare la carrozza del Belli che viene da Morrovalle... Da Via Mazzarino sono salita fino al giardino di Villa Aldobrandini, un gioiello con accanto un pezzo di acquedotto. La luce se ne andava, virava al rosa ottobrino, per gioia e successiva frustrazione dei possessori di digitali turistiche: nulla rimane di quel colore magico, solo il ricordo...