mercoledì 30 novembre 2005

Inceppo nel zapping

Tentando contemporaneamente di difendermi dal raffreddore, leggere la vita di Kit Carson, fotografare il quartiere Coppedé, alzarmi la mattina senza digrignare i denti per il mal di schiena, ed accorciare la mia lista di TO DO e l'elenco di blog da curiosare (visto che nel mio personale blog-quartiere c'è un "momento di riflessione" quasi dapertutto..), no mi resta, per aumentare la secrezione di adrenalina, che zappare a ora di pranzo, alla ricerca di video non troppo urlati e/o inframmezzati di pubblicità. Ecco che mi imbatto in questo canale, yos.it. Non so ancora se è un'alternativa a quello che c'è o no. Quel che so, però, è che passano roba abbastanza ruvida da incuriosirmi. Certo, io mi incuriosisco, in primis, senza giudicare nulla; poi vedremo. Una ricerchina su Technorati ha dato questo. E voi? Qualcuno l'ha visto?

Update: Arrivo sempre ultima a tutto... Più informazioni qui, e migliori.

venerdì 25 novembre 2005

Calypso

La mia cucina gravita intorno ai fornelli, dove c’è luce e odore di caffé. In un quadro, in una foto, metterei soltanto questi due colori: ambra e l’azzurrino che vibra sullo schermo del portatile, e un sottofondo di Robert Mitchum ritmato da toni bassi che le mie dita tamburellano sui lati della tastiera. I giorni che mi alzo a rifinire qualche traduzione, sorprendo la mattina invernale vuota di rondini mentre si gonfia pigramente di luce, come una vela dopo una lunga bonaccia; mi affaccio alla finestra spalancata su quel mare di sonno e risveglio, sul lento abbandono della morbidezza notturna che è come l’allontanarsi di un abbraccio tra innamorati.

Freddo, vattene. Scoprire, lavare, coprire, profumare. I fantasmi della notte restano acquattati nelle fessure delle piastrelle, le ombre dei sentimenti finiscono di strapparsi le une con le altre: un meccanismo il cui on sta nella lametta del rasoio o nel gesto di chiudere un rubinetto: fluidifica, snoda, prepara allo scatto. Allo specchio i miei occhiali rossi, il colore del sangue, mi ricordano che la vita non è fatta soltanto di rinunce, di delusioni, di combattimenti di Abramo con l’Angelo.

- Robé, prestami un ombrello di quelli tuoi. ‘Sto cielo promette pioggia. - il portiere sta uscendo, come una larga spatolata di blu, dalla scala A.
- Guarda che per grandi o piccoli l’affitto è lo stesso..

Esco dal garage portandomi dietro, come i barattoli degli sposati nei cartoni animati, trombe, congas, odore di rum, donne vestite di rosso. L’asfalto appena rifatto, senza segni, sembra un mare nero. San Giovanni, all’orizzonte, viene agli occhi come un iceberg; il travertino riflette una luce cangiante, rosa e bluastra insieme, che lascia patine di brina sulle facciate delle case che guardano la tangenziale. E sotto, il treno Ok scintilla nei colori infantili della sua livrea, curvando verso Milano e chiudendo una parentesi spaziale con me e con il furgoncino che mi precede, martoriato come la maggior parte dei furgoncini romani. Sopra la portiera impolverata una ragazza ha scritto un messaggio d’amore…

Via, cornacchie del parcheggio, teste nere. Oggi niente pensieri. Qualcuna tra voi si chiama Matilda?

martedì 22 novembre 2005

Closed

Finita ogni possibilità di andare a LesBlogs (banner a destra in basso); chiuso, signò!
Comunque, per mia gioia di lettrice e blogger-nei-ritaglini, un po' di bloggers (e che bloggers, alcuni...) ci vanno: sono in questa sterminata lista..

lunedì 21 novembre 2005

Con nessun occhiale si può andare a fondo di tutto

La solita lagna: avrei bisogno di giorni e giorni, ecco. L'impossibilità di tuffarsi nelle onde dei blog come hanno fatto quei fortunelli dei giurati dei Bobs mi scoccia, ma tant'è. Non posso fare tutto e mi scoccia, vabbé? Ma almeno voglio segnalare non il miglior podcast (cinese...!!!), ma il secondo, in francese, che mi ha molto divertito; il migliore dei blog giornalistici in spagnolo, con il suo fotolog di tutto rispetto, di gran lunga il mio preferito; l'erba cipollina con i suoi link di fumettari, sempre in francese. Chi conosce l'inglese o il tedesco (penso a una certa milanese...) avrà altri spunti e scoprirà altri condomini nella rete...

E a proposito di altri condomini, mi sono materializzata, metaforicamente, qui.. (attenzione, gli utenti IE vedono tutto ok, quelli che stanno in groppa al dinosauro devono esplorare verso il basso...) Grazie Suiseki...

domenica 20 novembre 2005

So far away from me


Mercedes 280 CE, particolare

Cammino di fretta, volendo trascendere i miei passi, nel freddo pungente definito sotto il cartellone luminoso di una banca: 9 gradi. Il quartiere è scialbo, le case senza decorazioni: qualche palmetta, un giglio stilizzato, vasi giganti sopra il portone di un condominio le cui facciate saranno state un tempo dipinte con quel rosso pompeiano astruso in una città famosa per i tramonti. I profili delle cose - segnali stradali e luci dei semafori, lo stivale appuntito e pieno di strategiche fibbie che si lascia guardare in una vetrina spenta, il nome verde di un liceo dalle facciate crema - sono affilati nell'inverno e vibrano nell'estate: così mi hanno insegnato i quadri, ma anche la contemplazione attonita, distaccata, del vivere. Anche dalla Mercedes si sprigiona un messaggio. Per tanti, odor di cuoio e un fumare sarcastico. Per me, come il ricordo di un coltello.

- Sei quasi in ritardo.
- Lo so, ma fa troppo freddo per me.

Mi passa un pacchettino blu con un suo elegante fiocchetto. Il tatto della carta ricorda un piumino. Lo nascondo nella tasca e vado verso il cinema, un palazzone alto dieci metri su cui poggiano tre piani ancora di appartamenti pieni di piante esposte nei balconi inferriati, attraversati dai turbolenti rami, come filo spinato di una camuffata prigione cittadina. Prendo il biglietto per un film sui pinguini e comincio a salire come tante altre volte quelle scale infinite, il mio Cubo personale, fatto di passaggi angusti senza un riferimento, con misteriose porte e visioni di scorci esterni su linee di condotti grigi e silenziosi, cortili sul cui pavimento crescono funghi rettangolari, o sulla strada resa flou dalle immense vetrate rinforzate con un interno, inesauribile movimento di fumo. Il pavimento in gomma schiaccia e annulla ogni mio passo. Corro nei bagni, mi voglio sciacquare con qualcosa di ghiacciato, ma due ragazzi nascosti che si baciano, che stanno per strapparsi finalmente tutto respirandosi l'adrenalina, mi spingono fuori ad un angolo, dove faccio finta di leggere una rubrica, il telefonino in mano, la faccia in fiamme. Aspetto che cessi il vociare dei bambini e che il buio amplifichi i rumori fino al momento di entrare in sala e guardare verso la poltroncina 05 della penultima fila, dove sì - e ti riconosco bene dal riflesso rosso dei tuoi occhiali, che brillano ad ogni cambio d'inquadratura - mi stai aspettando.

- Guarda là, quell'albatros. - il grande uccello ferisce al collo un piccolo di pinguino e lo trascina via.
- Legge di vita... ti ho portato il gelato.

Il pacchettino vola lieve dalle mie mani alle tue. Mi arriva di botto un profumo di popcorn, una bustina gialla e blu che mi passi prima di andare. Continuo a mangiare finché i titoli di coda non sono finiti e il claxon della Mercedes, come una nave che va, non è suonato tre volte. Scendo, costeggio il mosaico di tessere bruno-verdi che ricoprono le pareti esterne del cinema - che mi ricordano, per antitesi, le consunte piastrelline nei tenui rosa e viola della stazione Termini - fino all'uscita. Cammino nascondendomi sotto la sciarpa, con la sensazione come di aver finito di mangiare una bella, deliziosa cena: esaltazione, un lieve sonno. Lontano, vicino, rumore dei treni che vanno; mi abbandono, fino a casa.

venerdì 18 novembre 2005

Avere gli occhi foderati di palla ovale

Update. E mi dico e vi dico: non dimenticare che, domani (come al solito, mentre faccio i piatti), sia gli Azzurri che i Bleus sono molto impegnati....

Avere gli occhi foderati d'immagini

Tra tutti gli eventi - che mi perderò in gran parte, grrmbh - dell'omaggio a Pasolini che ci sono e saranno in città, volevo distaccare l'opera cinematografica completa, alla Sala Trevi dal 29 nov al 22 dic.

Ho cercato ovunque il programma, ma nisba. Quando lo saprò e posterò la data, chi vuole venire con me a vedere "Teorema" me lo faccia sapere, la mail è nel profilo.

Per quanto riguarda l'Auditorium, uno dei luoghi culturali più ricchi in assoluto della città, ricordo a chi mi legge altre visioni, non italiane: la rassegna di film asiatici Asiaticafilmmediale , di cui mi andrò a vedere lo strepitoso Kitano (che invece stroncano gli spagnoli, sensibili alla violenza di genere) e la mostra dei disegni di Guido Crepax sul jazz, che sicuramente ho nei miei vecchi Linus ma che, come il rotolo di On the Road, producono una diversa emozione se visti nel loro originale.

E la Festa Elettronica?? E la mostra di Zandomeneghi (di cui parlerò)? E François-Marie Banier a Villa Medici? uh, basta, non posso essere ovunque allo stesso tempo...

mercoledì 16 novembre 2005

Tirare verso il basso fino all’arresto

Io NON sono caramellosa, liricamente ottimista, in pace con me stessa. Non amo le atmosfere pulite e luminose, non gli odori della natura, non i colori dell’autunno: non più di tanto. Mi spazientisco facile e stare troppo zitta, senza poter odiare quanto voglio, alla lunga mi lascia un vuoto che si estende lineare fino al frigorifero.

Sola dentro. Sì, non ha nessun vantaggio. Ci si abitua come a tante altre cose; ci si abitua ad avere percezioni malate, sanguinanti, non passate sotto alcun microscopio. Si vive lucidamente, sapendo dagli sguardi tutte le negative o le stanchezze altrui verso i miei entusiasmi: nulla se non brevi momenti di comunione, BREVI, che un tempo confondevo con la felicità.

E so l’aridità del dolore degli esclusi, costoro che si permettono la dodecafonia dei sentimenti in un mondo in cui vige un protocollo rigido, falsamente amichevole, talmente illuminato da accecare la rabbia necessaria. Ma nemmeno insieme a loro avrò altra conoscenza se non quella di riconoscerci fratelli, supernove. La più pesante delle mie frustrazioni: non aver tempo per perdermi nelle loro storie, nelle loro interne METAMORFOSI.

Nella notte, mentre il tempo mi passa sopra come un bulldozer - pesantemente sveglia e spesso chinata sui fogli come a guardare dentro un pozzo - io chiedo di trovare qualcuno con cui non smettere mai di parlare, senza per questo dover disputare il mio territorio. Non una protezione, non i soldi secchi, non l’intelligenza brillante del cristallo senz’anima, non un complice, nulla da condividere: ma l’UGUALE, l’altro lato del mio specchio.

martedì 15 novembre 2005

La morte mi fa ridere. La vita, no.


Classico Village, pavimento

Da quella lontana notte in cui vidi Luca per la prima volta, nella composizione basso-tastiere-voce - in Via Veneto, nella seconda Notte Bianca - già avevo capito che uno che canta insieme testi suoi, di Brel e di Piero Ciampi sotto le lamette di una chitarra elettrica non è persona comune. Nel suo blog ho letto pezzi interi di pelle e schizzi di vita che lui ha descritto intensi usando poche parole, come fa anche quando scrive canzoni, e quando parla. E io ho sempre creduto che chi pesa le parole non possa essere superficiale.

Ieri, dopo essermi persa per le colline tra Ostiense e Garbatella come in mezzo ad una bonaccia, senza ben sapere come muovere le vele o verso dove, sono approdata al Classico, ai suoi pavimenti urbani di cemento e legno da magazzino, dove un Faggella calmamente concentrato girava tentando di annodare fili tecnici sparsi. Il locale è ruvido, non c'è la macchinetta del caffé: devo resistere. Il concerto inizia e ci rende subito permeabili all'elettricità che irrompe dietro e ai lati della voce domata ed addolcita da anni di teatro. Sotto le luci porpora il basso sottolinea, implacabile e duttile, i passaggi tra le frasi. E non voglio sapere i titoli delle canzoni: io sento come mangio, e distinguo i sapori della carne e del sangue, dell'amore e della morte, dell'amicizia e del ridere e dell'annunciare, ad un uomo in piedi di fronte a lui (che sembrava uscito da un fumetto di Tardi) che anche lui, comme tutti, ha la scadenza...

Ho lasciato il locale - perché la Vita Vera me lo impone - quando l'aria cominciava a saturarsi. Il pubblico perplesso stava in quel momento in cui tra due secondi rimarrà conquistato. Le foto di Damiano scorrevano nella loro crudité, uno sfondo cittadino per cotanto viaggiatore, il cui baule è sempre pronto, la cui ombra è pronta a scattare sul foglio e farsi canzone ancora. Fuori il parcheggiatore abusivo non c'era più, e non ho potuto dargli un euro promesso, per quella fragilità di chi è sempre alle prime armi della durezza.

La notte stava là come sempre, e come sempre io volevo percorrerla tutta. Perché so che alla fine della notte c'è una voce che canta come la sua...

giovedì 10 novembre 2005

Scienza visiva dei materiali

Oggi sono al cospetto del Grande Occhio che raccoglie, in uno spazio ridotto, infinite storie....

lunedì 7 novembre 2005

Meditate, podcast, meditate..

Uh, ma quanto mi sono piaciuti??? Roba ancora ruvida, da sentire con un mezzo sorriso e gli incisivi pronti...